“LA SVOLTA SOSTENIBILE DELLA MOBILITA'” – LO STUDIO DEL PROGETTO OSMM DI AGICI FINANZA D’IMPRESA – Notizie

Mag 8, 2024

Luca P. Vecchio

Chris Jordan è un fotografo. Ma è anche un poeta. Le sue parole sono fatte di immagini. Immagini bellissime, che ci portano in mondi dimenticati e selvaggi. Immagini durissime, che ci accusano e ci fanno pensare. I suoi progetti sono dedicati a farci vedere le conseguenze che i nostri stili e le nostre abitudini di vita hanno sulla salute (e sulla bellezza) dei luoghi che abitiamo e di quelli lontanissimi da noi; conseguenze spesso nascoste, o che non vogliamo vedere.  Se andate sul suo sito (http://www.chrisjordan.com/) trovate i suoi lavori: tutti interessanti e “spiazzanti”.

 

ALBATROSS è un film-documentario girato alle isole Midway, un arcipelago in mezzo al Pacifico, a migliaia di chilometri dalle coste asiatiche e americane. Durante la Seconda guerra mondiale, queste isole sono state teatro di una feroce battaglia tra giapponesi e americani; i segni dello scontro e della successiva occupazione militare sono ancora presenti e visibili. Ora, però, la base americana è abbandonata e le terre sono ritornate ad essere esclusivo “possesso” degli albatross,  i maestosi uccelli – tra i più grandi della terra – che qui vivono e si riproducono. La colonia delle Midway ospita migliaia di questi uccelli, che non hanno paura dell’uomo, il quale può aggirarsi tranquillamente (pur con cautela) tra i nidi e gli spazi lasciati liberi dalle coppie di volatili. E’ quanto hanno fatto Chris Jordan e il suo team che, nel corso di 8 anni di lavoro, hanno realizzato il film. Un film poetico, ma per nulla consolatorio, anzi. Un esempio di poesia civile e militante, che non può lasciare indifferenti. Jordan filma la vita di questi animali, i rituali di corteggiamento, la cova, la nascita dei pulcini, il loro svezzamento, il primo volo… e poi la morte.  Filma una morte struggente e insensata. Non è la morte naturale, dolorosa ma parte della vita; non è l’esito della lotta per la sopravvivenza o il risultato della violenza della natura, che abbia la forma di una tempesta o di un predatore. E’ una morte subdola che gli albatross subiscono, quasi senza potersene dare una ragione. Una morte dovuta all’ingestione di piccoli pezzi di plastica che gli uccelli, cibandosi sul mare (anche se in mezzo al Pacifico, anche se a migliaia di chilometri dalla terraferma) ingurgitano e poi trasferiscono anche ai loro piccoli. Jordan ci fa vedere tutto, senza sconti, senza moralismo. Ci mette di fronte ai fatti, tragici, che stanno accadendo. Certo, si potrebbe dire: “D’accordo,  è una tragedia, ma in fondo sono uccelli, ce ne sono migliaia e migliaia, non sono a rischio di estinzione. E ci sono tragedie ben peggiori.” Tutto vero. Eppure, dopo aver visto il film, non si riesce più a pensare qualcosa del genere. Al contrario, si capisce che c’è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui muoiono questi albatross e, soprattutto, nella causa che determina la loro tragica fine. Forse, viene anche voglia di fare qualcosa per impedire che il nostro pianeta diventi un mondo di plastica.

 

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